Carlo Alberto Dalla Chiesa

 Carlo Alberto Dalla Chiesa: il generale che sfidò la mafia e pagò con la vita

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Carlo Alberto Dalla Chiesa nasce a Saluzzo il 27 settembre 1920, in una famiglia piemontese legata all'Arma dei Carabinieri. Fin dai primi anni di servizio, mostra un forte senso dello Stato e un'idea rigorosa di legalità. Dopo la Seconda guerra mondiale, partecipa attivamente alla lotta contro il banditismo e, negli anni successivi, costruisce una carriera fondata sulla disciplina, il metodo investigativo e la fermezza morale.

La lotta al terrorismo

Negli anni Settanta, in pieno periodo degli Anni di Piombo, Dalla Chiesa viene incaricato di contrastare il terrorismo interno. Alla guida del Nucleo Speciale Antiterrorismo, coordina un'efficace strategia investigativa che porta alla cattura di numerosi membri delle Brigate Rosse e di altri gruppi eversivi.
Il suo lavoro è decisivo nel periodo successivo al sequestro e all'omicidio di Aldo Moro, anche se le tensioni istituzionali e politiche di quel tempo gli impediscono di dispiegare pienamente le sue potenzialità operative.

Il trasferimento a Palermo

Nel 1982, il governo italiano affida a Dalla Chiesa un compito tanto importante quanto pericoloso: diventare Prefetto di Palermo. La Sicilia è allora sconvolta dalla seconda guerra di mafia, con decine di omicidi eccellenti, tra cui quello di Pio La Torre, promotore della legge che introduce il reato di associazione mafiosa (articolo 416 bis del codice penale).

Il generale accetta l'incarico, ma denuncia pubblicamente la mancanza di poteri straordinari per affrontare Cosa Nostra. Le sue richieste di mezzi e di sostegno politico cadono nel vuoto, mentre i clan mafiosi – guidati dai Corleonesi di Totò Riina – ne percepiscono subito la pericolosità.

L'assassinio in via Carini

La sera del 3 settembre 1982, a Palermo, l'auto su cui viaggiano Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo viene affiancata da un commando mafioso in via Carini. I killer aprono il fuoco con armi automatiche, uccidendo tutti e tre.
L'attentato scuote l'Italia intera. L'immagine del generale accasciato nell'auto blindata diventa un simbolo del sacrificio dello Stato nella lotta contro la mafia.

Le indagini e la verità giudiziaria

Le indagini successive, coordinate dai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, porteranno a individuare i responsabili dell'agguato. Verranno condannati all'ergastolo i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Ninetta Bagarella e altri membri del vertice corleonese.
Il movente: eliminare un simbolo dello Stato che stava minacciando l'equilibrio di potere tra mafia, politica e istituzioni locali.

L'eredità morale

Il sacrificio di Dalla Chiesa segna un punto di svolta nella storia italiana. Pochi mesi dopo la sua morte, il Parlamento approva la Legge Rognoni-La Torre, che introduce per la prima volta il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai mafiosi.
La sua figura diventa un simbolo di legalità e coraggio civile, ricordato ogni anno come esempio di dedizione assoluta al dovere.

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